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Pubblicato in " Il sole24ore " del 27 Gennaio 2001

Viene ipotizzata una collusione tra le cinque principali case discografiche e le catene distributive

Ue all'attacco sui  prezzi dei  cd

Finita con un patteggiamento un'analoga inchiesta negli Stati Uniti

(DAL NOSTRO INVIATO)

BRUXELLES  Di solito si presentano a Bruxelles nel ruolo di grandi accusatori, per invocare un inasprimento della proposta di direttiva sul copyright e sanzionì a chi fa scaricare gratis musica dal web. Ma questa volta sono loro, i cinque Big delle edizioni musicali - Emi, Time-Warner (Wea), Sony, Bertelsmann (Bmg) e Universal -, a ritrovarsi sul banco degli accusati, chiamati a dissipare il sospetto di aver creato, un cartello per vendere i compact disc a un prezzo più alto. E, forse, i due fatti non sono del tutto slegati, dal momento che la pressione esercitata da pirateria e riproduzione selvaggia sul Web sui produttori legali, potrebbe aver stimolato la tentazione di intese sui prezzi.
Fatto sta che, sull'onda di un'inchiesta americana, il commissario europeo alla Concorrenza, Mario Monti, ha deciso di aprire un'inchiesta sul mercato della distribuzione musicale in Europa. «Posso confermare - ha díchìarato ieri Amelia Torres, portavoce di Monti che c'è un'indagine sui legami verticali tra le cinque grandi aziende produttrici di dischi e i rivenditori. Al momento non si tratta di un'inchiesta formale, ma la Commissione sta raccogliendo dati, fatti e testimonianze per accertare se c'è stato un accordo per mantenere il prezzo dei cd a un livello alto». Una serie di lettere con richieste di informazioni sono partite dall'Antitrust europeo all'indirizzo dei cinque grandi produttori di musica, ma anche di cinque distributori su Internet e di tredici sul mercato tradizionale. «In questo stadio ha precisato la Torres - non c'è alcuna prova che le società siano colpevoli di pratiche anticompetitive in Europa».
Esistono però signíflcativi precedenti. Negli Stati Uniti, un'analoga inchiesta della Federal Trade Cominission, condotta nel maggio scorso, aveva obbligato le cinque Major della musica a patteggiare una transazione. In quel caso le autorità americane avevano accusato le imprese di aver venduto i cd sovrapprezzo negli ultimi cinque anni, scaricando sui consumatori americani un costo addizionale stimato in 480 milioni di dollari a partire dal '97. E va anche ricordato che un'inchiesta su un cd ' di Britney Spears ha indicato come negli Usa il prezzo si aggiri attorno ai 17 euro rispetto agli oltre 19 in media in Europa, con un picco in Italia di oltre 22 euro.
Inoltre, nell'ottobre '97 l'Antritiust italiano, allora guidato da Giuliano Amato, aveva già imposto più o meno alle stesse multinazionali del cd (c'era allora la Polygram, ma non Universal che con essa si fuse) una maxi-multa, collettiva di 7,7 miliardi di lire sulla base di un'accusa simile: aver falsato la concorrenza tramite una sorta di cartello sui prezzi. Se Pratiche antiì-concorrenziali venissero  provate anche a livello europeo le cinque aziende rischierebbero una multa che potrebbe arrivare fino al 10% del fatturato annuo, massimale che però nella realtà non é mai stato toccato. Monti ha già avuto modo di evidenziare la situazione di virtuale oligopoilio sul mercato musicale mondiale, esaminando l'anno scorso la fusione tra Erni e Wea di Time Warner, poi abbandonata. E anche una eventuale alleanza Emi-Bertelsmann, di cui ora si parla, sarebbe destinata a un esame molto attento a Bruxelles.
ENRICO BRIVIO

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