Cicerone: Avvocato Critiano Cori mandato in missione da Milano

Avvocato Cori Cicerone
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AZZECCA GARBUGLI

Citazioni di Cicerone

 

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Mieterai a secondo di ciò che hai seminato


Vi sono sciocchezze ben presentate come vi sono scemi molto ben vestiti

La memoria è tesoro e custode di tutte le cose.

Mi odino pure, purché mi temano.

Niente è più nobile, niente più pregevole della fedeltà. L'essere fedeli e sinceri sono le eccellenze e le istituzioni più sacre della mente umana.

Non c'è nessun male all'infuori della colpa.

Non c'è niente di tanto sacro che il denaro non possa violare, niente di tanto forte che il denaro non possa espugnare.

Ogni uomo può dire quante oche o quante pecore possiede, ma non quanti amici.

Sommo diritto somma ingiustizia.

Fra le armi tacciono le leggi.
I cambiamenti della fortuna mettono alla prova l'affidabilità degli amici
La giustizia è la gloria suprema delle virtù.
 Gli uomini non capiscono che l'economia è una grande rendita.

La figura di Verre, il processo e i tributi in sicillia al tempo di Cicerone
 

Verre era un magistrato Romano investito della carica di governatore della Sicilia dal 73 al 71 A.C., un periodo, peraltro, coincidente con le rivolte  di Spartaco, che insanguinavano l’intera penisola.

L’attività di Verre ha avuto influenza negativa sul sistema tributario siciliano. Infatti durante il suo mandato la decima raggiunse il 50% del raccolto  e nel complesso la pressione tributaria era salita anche più del 75% della produzione. Verificandosi tale situazione coloro che coltivavano la terra per adempiere l’obbligo tributario, furono costretti a vendere i beni strumentali della loro attività con la conseguente loro riduzione in miseria. Infatti circa il 60% della terra siciliana non fu più coltivata.

Allo stato di tale situazione le rappresentanze provinciali della Regione  lo  accusarono al presidente del tribunale di concussione e in virtù della legge di Lucio Calpurnio Pisone (tribuno della plebe), chiesero la sua condanna previa liquidazione dei beni sottratti dal magistrato.

Il giudizio richiesto non ammetteva la facoltà di “ampliatio” (successiva riaperture del processo) e la decisione dei giudici doveva essere presa dopo il dibattimento. Ritenuta fondata la denuncia dal presidente del Tribunale, Cicerone viene incaricato di svolgere l’attività accusatoria nel processo.

A tal fine  Cicerone compie in meno di un mese gli atti processuali  preliminari a Roma, poi parte per la Sicilia (il viaggio ha la durata di circa 20 giorni) e quì sta per un mese e mezzo,  successivamente torna a Roma (entro il termine concesso dal presidente del tribunale per compiere l’istruttoria -110 giorni-).

Dopo due mesi vengono scelti i giudici del processo indi nei 30 giorni successivi inizia il dibattimento con il discorso di Cicerone e la citazione dei testimoni.

Panorama sul sistema tributario siciliano al tempo di Verre

 Le popolazioni delle città siciliane adempivano gli obblighi tributari municipali stabiliti dai loro censori e poi erano assoggettate al pagamento del contributo straordinario, per la protezione armata, allo Stato Romano. Vi era poi la tassa sul  pascolo e sui trasporti marittimi che veniva riscossa da personale dipendente da Roma.

Ma l’imposta più importante (che fu poi ulteriormente regolata dalla lex Hieronica) era la decima. Quest’ultima riguardava i raccolti del grano, dell’orzo, dei legumi e la produzione del  vino e dell’olio. Sebbene la parola decima porta il pensiero al valore del 10%  (dei prodotti assoggettati) , tuttavia nei fatti non era così. Infatti la stessa si elevava  normalmente al 16% per il 6% di aggio dovuta dal contadino all’appaltatore. Ulteriormente questa percentuale si incrementava perché l’appaltatore doveva versare a Roma una somma globale in più rispetto alla decima in natura che veniva richiesta  al coltivatore già vessato. Quest’ultimo,oltre la decima,  poi  aveva l’obbligo di approvvigionare la famiglia e coloro che stavano con il governatore (ad un prezzo stabilito dello Stato), a tale scopo questi aveva a disposizione una somma “esigua” e la ripartiva a sua discrezione fra le diverse cives mentre le spese per il trasporto dei beni rimanevano a carico del produttore.

Di una tale situazione il governatore poteva profittare, pur nel rispetto della legalità formale, attraverso l’oscillazione stagionale dei prezzi per le varie merci (la quotazione dei prodotti era sempre superiore all’offerta statale, così il governatore fissava un prezzo medio e si faceva dare dal produttore la differenza con il prezzo fissato dallo Stato).